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I codici miniati il mio allievo saputello......

Un mio allievo della 2F,  qualche  anno or sono, mi insegnò durante la sua interrogazione, che la parola miniatura derivava dal colore rosso di minio con cui erano scritti i fogli di pergamena . Io lo ignoravo e ho annuito distrattamente facendo finta che fosse OVVIO, pensando dentro di me..." ma possibile che questo ragazzo ne sappia più di me...!? 
e devo dire che ho approfondito quando sono tornata da scuola.
 Non mi fidato ....
Aveva ragione lui ed io mi sono sentita mooooolto ignorante!!!! così ho studiato approfonditamente i codici miniati e mi sono appassionata.
Ringrazio Stefano per questa lezione di vita!

"Noto fin dai tempi degli antichi romani, il minio si forma per alterazione della galena. Da molto tempo viene prodotto industrialmente ossidando il piombo fuso per mezzo di una corrente d'aria.

Molto pesante, era utilizzato nella fabbricazione delle vernici antiruggine, mescolato con olio di lino cotto, prima che le vernici al piombo fossero messe al bando a causa delle loro tossicità.

Anticamente era utilizzato anche come pigmento pittorico, con i nomi rosso di Saturno, rosso di piombo, secondarium minium, rosso di Parigi, sandaraco, sandix, sanrendy, usta e minio comune...."


LA MINIATURA

La miniatura è l’arte di dipingere su differenti materiali (pergamena, avorio, rame…) figure, disegni e illustrazioni con colori molto vivaci, per lo più il rosso (usando come pigmento il minio, da cui deriva il nome “miniatura”), ma anche l’azzurro, l’oro e l’argento. Spesso vengono utilizzati anche i termini “alluminatura” o “illuminatura”, che derivano dall’uso di colori luminosi oppure rimandano all’allume, chiamato nel Medioevo lume, che veniva usato come legante per ottenere lacche.

La tecnica alla base della miniatura è la tempera, cioè la dispersione di un pigmento o di una lacca in un legante che permette al colore di aderire al supporto. L’artista lavora “tono su tono”, a colore asciutto e gioca coi leganti per ottenere sfumature a partire dallo stesso pigmento.
L’origine dei manoscritti miniati si fa solitamente risalire all’Antico Egitto, con le decorazioni dei papiri e poi successivamente anche con i papiri dell’età greco – romana.
Solo con la scuola bizantina, lo sviluppo di nuove convenzioni artistiche e la diffusione del monachesimo, l’arte della minatura acquista vera importanza. Nei monasteri, infatti, l’opera degli amanuensi si incrocia con l’arte della miniatura, creando dei volumi davvero notevoli.miniatura
A partire dal XII secolo e poi nel Rinascimento, la miniatura riceve una forte spinta artistica, grazie anche ai committenti ricchi e spesso laici, che richiedevano opere di alta qualità e non necessariamente di stampo prettamente religioso, come era invece stato fino ad allora.
L’introduzione e la successiva diffusione della stampa non rende vita facile ai manoscritti miniati: se all’inizio continua infatti ad essere presente, ben presto perde gradualmente d’importanza, anche per via del costo aggiuntivo della decorazione manuale.
Oggi avere tra le mani un manoscritto miniato è un onore, perché si tratta non solo di un’opera letteraria, ma anche e soprattutto di un’opera pittorica, artistica e da collezione.


Il codice miniato è un libro antico scritto a mano e decorato. Non era fatto di carta come i libri di oggi, ma di pergamena, ottenuta con pelli di pecora, capra o vitello trattata in modo da formare fogli su cui scrivere. Alla realizzazione di un codice miniato collaboravano in molti pergamenari, copisti, miniatori e rilegatori.

Durante l'antichità classica il supporto scrittorio principale era il rotolo di papiro, il dittico (in avorio o in legno), sulle cui pagine interne spalmate di cera si potevano tracciare appunti.
Soprattutto tra i cristiani si affermò l'uso del codice di pergamena, più robusto e più pratico. Tale materiale deriva il suo nome dalla città di Pergamo in Asia Minore (nell'attuale Turchia). Le pelli dell'animale venivano lavorate fino a renderle lisce e bianche; poi venivano tagliate in forma quadrata o rettangolare. I fogli così ottenuti venivano piegati, raccolti in fascicoli e cuciti, esattamente come accade ancora nei libri moderni. Dopo la stesura del testo, terminato il lavoro del copista, il miniatore prendeva in carico il manoscritto, decorando le lettere iniziali o i margini o anche l'intera pagina.

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